L'arte contemporanea
In quasi tutte le città europee è visitabile una galleria d'arte contemporanea. Molte volte la visita vale la pena per il contenitore, l'architettura che è stata scelta per consacrarla. Non parlo di gusti o tendenze del mercato dell'arte perché non saperi proprio che dire.
Potrei dire però di alcune terribili sensazioni che spesso mi crescono dentro passando da una sala all'altra. Anzitutto l'idea che l'etichetta di “arte” sia assegnata secondo criteri inaccessibili ai più o affidata dall'artista alla propria opera in virtù di un narcisismo più sviluppato che in altri non-artisti. In secondo luogo, nello sforzo di cercare e cogliere la provocazione e lo sguardo diverso sulla vita che l'artista mi sta offrendo, mi sorge il dubbio che l'autore non possegga ne' padroneggi alcuna tecnica, alcuna abilità artistica.
Che il suo non sia il frutto di un percorso, di una ricerca fatta con cura, di lavoro ma piuttosto il risultato di una banale improvvisazione. Prendo due pezzi di ferro, li appendo e aggiungo l'etichetta. Arte.
Lo accetto solo se mi racconti cosa hai fatto prima, cosa sai fare, cosa e come hai sperimentato e mi lasci intuire attraverso quali strade tu sei arrivato/a ai due pezzi di metallo.
L'improvvisazione è la vetrina del genio ma solo se prima c'è stato lavoro, fatica, errori e correzioni. Allora improvvisare è possibilità di pochissimi che dalla loro abilità san creare suoni, immagini, movimenti nuovi.