L'acqua esce dal muro
Apro il rubinetto e l’acqua esce. Puntuale, pulita, corrente. Ma non era dentro il muro della stanza in attesa, non è nata lì. Ha una storia, un viaggio sulle spalle.
pánta rhéi - tutto scorre
Mio nonno sapeva bene come arrivava l’acqua in casa quand’era bambino. Toccava a lui scendere alla fontana la mattina presto, riempire il secchio e trascinarlo su per le scale per poi versare l’acqua nel catino.
Il viaggio dell’acqua era sufficientemente concreto, faticoso e chiaro per lui.
Ma per chi è nato con un lavabo in bagno che si riempie grazie a quel tubo cromato che spunta dal muro la faccenda resta più oscura e misteriosa.
Gli acquedotti, creature antropiche, sono pensati per restare nascosti, per non crearci fastidi e farci credere che l’acqua sia nelle nostre stanze per diritto acquisito.
È quindi un’affascinante attività di esplorazione quella di cercare e osservare dove l’acquedotto della nostra città o paese nasce e s’infila, si ferma, devia, sale, si divide.
In particolare meritano una visita il serbatoio dove si raccolgono le acque dei torrenti, delle sorgenti, dei pozzi; cioè il luogo dove il ciclo naturale dell’acqua ritorna sulla terra.
Un modo per cogliere insomma come l’acqua dei nostri rubinetti sia un elemento della natura libero, a disposizione di tutti e di ciascuno, che sgorga, scorre, si allunga nel letto del fiume e che l’uomo può al limite incanalare e proteggere.
La ricerca poi di questo acquedotto, il portatore d’acqua, nella forma dei suoi tubi può essere avvincente e interessante, seppure spesso infruttuosa.
A Genova esiste tuttora l’acquedotto storico, visitabile nelle sue strutture architettoniche e ingegneristiche, che parte dalla valle del Bisagno e s’infila nella città vecchia praticamente fino al porto. Buona parte di questo tragitto in lenta e costante discesa verso la città è diventato un percorso didattico adatto ad una passeggiata fra i boschi. Un aspetto curioso sono le tracce dell’ultimo tratto della conduttura rilevabili fra le case della città di Genova: archi sopra le strade, lavatoi, fontane, camminamenti sul condotto stesso.
Nel sito www.acquedottogenova.altervista.org si trovano le mappe e numerose fotografie di quest’opera interessante e ben esemplificativa.
L’azienda di servizi che gestisce le acque nella nostra zona può fornirci molte informazioni tecniche, oltre che mappe e luoghi visibili se non addirittura visitabili, per poter ricostruire il percorso dell’acquedotto che porta l’acqua fino ad “uscire dal muro” di casa nostra. Da qualche parte si trovano le vasche di mescolamento, sedimentazione e filtraggio dove l’acqua viene anche clorata. In pianura le cisterne di raccolta dell’acqua potabile prima che arrivi nelle abitazioni hanno l’aspetto di enormi funghi di cemento che spuntano qua e là fra le case e i campi.
Un altro campo da esplorare è la forza che ha quest’acqua incanalata per poter poi salire fino al secondo piano della nostra comoda casa: tutte le esperienze con i vasi comunicanti o con la pressione sono adatte all’occasione. Quindi acquedotto non solo come tubo portatore ma anche come contenitore di forza ed energia: a Roncobello (Val Brembana – Bergamo) è stato installato un micro impianto idroelettrico proprio nell’acquedotto municipale. L’acqua raccolta alla sorgente e incanalata verso i serbatoi e le case diventa risorsa energetica per la piccola comunità che ottiene dall’acquedotto anche l’energia elettrica per le proprie attività.
L’acquedotto è quindi espressione di un sistema complesso che merita di essere esplorato e capito, per tornare ad essere consapevoli e padroni delle infrastrutture che rendono la qualità della nostra vita una lenta conquista non scontata ne’ esente da responsabilità.